Dicono di me
Katia Cianchi
Con un artista come Giuliana Collu, scindere l’immaginario dalla staticità realistica delle cose non solo è possibile,ma obbligatorio. Mai artista è stata così eccletica e fantasiosa da riversare sulle sue opere una espressività totalmente colorata e vitale.
Territori ancora inesplorati aspettano l’espandersi felice di questa artista dalla inaspettata e imprevedibile vena creativa ed è proprio nelle sue ultime creazioni che si scorgono le premesse di scoperte sempre piu’ innovative dove il legame con radici non è che una reminescenza solidissima, senza la quale l’arte di Giuliana Collu non potrebbe esistere.
Elisabetta Frau
l’arte di “plasmare” la vita
Metti un piovoso pomeriggio di primavera inoltrata, il desiderio di un monile esclusivo per un’occasione speciale, la vita, i suoi mille percorsi, il tuo nel quale vedi entrare una presenza luminosa. E’ successo così qualche anno fa, la prima volta che incontrai Giuliana, affascinante creatura dalla spiccata sensibilità in grado, istintivamente, di dare fare forma e contenuto a ciò che andavo cercando. Conservo quel ciondolo bellissimo che lei mi realizzò come simbolo di un’amicizia preziosa che, col tempo, ha assunto densità e consistenza importanti.
Quando mi è stato proposto di raccontare Giuliana, ho titubato: per timore di non esser oggettiva nel tratteggiarne la figura e la forte personalità, ma sopratutto per il pudore che deriva dal limitare il sentimento attraverso le parole.
A convincermi la consapevolezza che il bene sa darti gli strumenti e che il cuore sa farti trovare la strada e, in fondo, manifestare ciò che ci anima può solo rendere più veri.
Eccomi qui dunque a rievocare il nostro incontro con le stesse pulsioni di allora, quando gli allegri occhi verdi di quella “familiare” sconosciuta hanno incontrato i miei, trasmettendo calore immediato. Nel suo opificio mi sono sentita a casa: le creazioni disposte ovunque parlavano di lei e di un’arte attenta, ispirata, ricercata e originale: lampade di design, specchi dalle forme inconsuete, sculture ispirate alla natura e ai suoi colori meravigliosi, attuali pur con il sapore antico della nostra isola: l’azzurro del mare, il rosso dei nostri struggenti tramonti, la sabbia dorata, i caldi colori della terra, ubertosa e traboccante di fascino.
Sono trascorsi anni dal quel giorno e mentre chiacchieriamo, cerco faticosamente di assumere un atteggiamento scevro dall’affetto che mi suscita la sua vicinanza. La osservo muoversi con grazia nel suo cosmo incantato dove i pani d’argilla prendono forma e sostanza. In sottofondo una musica rilassante e il rumore del forno che cuoce le forme ancora piene dell’energia di quelle mani sapienti. Lei, rapita dall’estro creativo taglia, liscia, incide, decora e aspetta, aspetta di vedere il risultato dell’ennesima cottura. La osservo: Giunone moderna, come spesso ho l’abitudine di chiamarla, elegante nei suoi gesti semplici e comunicativi, materna come la Dea che me la ricorda, nel suo accogliere e ascoltare, artista delicata, depositaria di un dono formidabile: saper dare consistenza alle sensazioni, alle intuizioni, ai moti dell’anima che derivano dall’osservazione profonda dell’Universo che ci avvolge.
Un’esistenza spesa intensamente a dare amore e a cercare il bello, anche quando risulta impresa ardua. Sin da piccola, nella nativa Assemini, presso la bottega degli zii ceramisti, amava manipolare l’argilla, traendo da essa un piacere istintivo che l’accompagnerà nel suo divenire donna e madre molto giovane, maturando presto la consapevolezza che attraverso quella materia così morbida e duttile, avrebbe potuto raccontare il mondo attraverso gli occhi della sua anima: magica e antica, come l’arte di cui è divenuta maestra.
Così la creta si connota sempre più come determinante ragione di vita, sopratutto nei delicati momenti di crescita, di sofferenza, di autocoscienza. Spirito solare, combattivo e in evoluzione costante, affina l’arte di toccare la morbida “pasta”, divertendosi a modularne le forme, sottolineando i profili e le densità con decori plastici e smalti iridescenti. La tecnica e l’istinto creativo si amalgamano attraverso il suo spiccato gusto estetico. Sperimentando e ricercando di continuo, si apre al nuovo e favorisce, quando possibile, la contaminazione derivante dal contatto con culture differenti da quella sarda.
“Le opere a cui do vita sono capite e apprezzate all’estero, fuori dai confini della mia adorata terra, proprio per l’impatto emozionale che sanno trasmettere e che prescinde dalla cultura e dal suo retaggio. Fondamentale, a questo proposito, lo sguardo al mondo orientale, grazie all’incontro che qualche anno fa ebbi con un’artista giapponese con la quale strinsi un forte legame d’amicizia, risultato dall’armonico scambio di conoscenze, sensazioni, idee, esperienze, oltre la barriera del linguaggio verbale.”
Mentre parliamo, le nostre tazze di infuso allo zenzero profumano la cucina, la stessa in cui tante volte i racconti e le confidenze ci hanno rese più intime. Incontrarla ha significato imbattermi in un’anima sorella, nei cui occhi spesso ho imparato a specchiarmi: ho visto in lei la serenità e la gioia di vivere, ho capito che ciascuno, se resta in ascolto di sé, sopratutto quando il dolore e la sofferenza ci plasmano, può rinascere più forte e saggio, capace di andare in fondo al proprio spirito senza paura, potendo finalmente ascoltare la voce dell’anima e dare consistenza ai propri sogni. E Giuliana sa cosa significa andare nel profondo di sé “E’ un processo magico che si attiva ogni volta che creo: vado in tranche, mi catapulto in un’altra dimensione, posso lavorare per ore e ore, senza sosta, immersa in uno stato di benessere totale, in cui mi ricarico purificata come in una sublime catarsi”.
Un’archeologa, una ceramista: due donne, due madri, due vite, la mia e la sua. Ad unirci tanto: a parte l’affetto profondo, la passione per l’antico e la storia che ci avvolge sostanziandoci, il desiderio di andare incontro al mondo con animo curioso e appassionato, il piacere di esistere contemplandone l’essenza e la purezza. Giuliana attraverso la sua arte sa esprimere profondamente il senso della vita, di quella Vita che risponde ad ogni nostro agire. Questa sua capacità me la rende cara e preziosa. Mi sorride enigmatica mentre le chiedo, sforzandomi di assumere un atteggiamento “professionale”, “Cos’è per te la ceramica?”.Risponde e il suo sguardo diventa magnetico e quasi sognante “Il contatto primordiale con la terra, le radici, i simboli che la rappresentano. Pensare agli stessi utensili, alle tecniche, ai decori antichi mi suscita grande emozione, traggo dal passato magia e ispirazione che ritrovo ogniqualvolta mi immergo nel mio mondo artistico, dove il tempo e lo spazio non hanno più valore. Esiste la materia che plasmo attraverso le mani che rendono consistente ciò che mi anima”.La osservo mentre elegante si muove nel suo ambiente di cui ho imparato a far parte e sento fortissima la curiosità di chiederle, quasi intuendo la risposta: “Cosa diresti della Donna che sei oggi?”Pausa, lo sguardo assorto mentre ritira le tazze, oramai vuote “Mi rappresenterei come un essere in pace con il suo io, che dopo varie peripezie e tante tappe precocemente raggiunte, ha scoperto la sua realizzazione a quarant’anni, dopo aver passato gran parte del tempo a guardia del focolare domestico, mettendo da parte le proprie più intime aspirazioni. Ho capito da grande, qual’era la mia vera dimensione. Forte dell’amore di chi mi circonda e sostiene la mia crescita, ho assecondato la propensione verso l’arte, accogliendola come straordinario propulsore di cambiamento e rinascita. Mi sono detta “ricomincio da me”, sentendo di poterlo fare davvero!”.
Il suo saper fare diventa spesso saper trasmettere, sopratutto durante i laboratori che adora condurre e nei quali trasporta chi le si affida nell’affascinante mondo creativo, dove la tecnica ordina e l’istinto conduce, e in cui l’io non ha confini.
Ammirandone la serenità manifesta, mi diverto a stuzzicarla“Cosa ti infastidisce davvero?” Diventa severa e decisa, il suo sguardo limpido e profondo“Non amo scendere a compromessi, anche se può ostacolare o rendere più complesso il percorso della mia esistenza”. Si è fatto tardi, il dovere, quello quotidiano e casalingo chiama anche noi, api operaie “creative”, devo smettere i panni di “intervistatrice”. Divertita le chiedo“Cosa farà Giuliana da grande?” ” La ceramista – ridiamo entrambe, di gusto– è la mia vita, è stata la cura dei mali che l’hanno segnata e la gioia dei momenti che l’hanno addolcita. E’ l’energia luminosa che rende più agevole il cammino. Ci abbracciamo forte e ancora una volta sento l’aura benefica che la circonda e mi dico“Bello che sia nel mio cuore, importante sentirne la presenza in questo straordinario viaggio chiamato “VITA”.